I giorni che seguono il
voto è il momento della riflessione, specialmente per chi, da quelle
consultazioni elettorali, è uscito ammaccato. E la riflessione non riguarda
solo i vertici del partito: ad ogni latitudine i dem guardano in faccia la
debacle e si interrogano sulle sue cause. Michele Mirabello, consigliere
regionale di maggioranza, pdino renziano di stretta osservanza, delinea una sua
analisi.
Il giovane avvocato
ricadese si trova in questi giorni a Berlino, inviato dalla Regione in veste di
rappresentante della Calabria alla Itb, la Fiera internazionale del turismo. Il
freddo berlinese chiarisce ulteriormente le idee all’esponente democratico che,
raggiunto telefonicamente, ammette che il colpo è stato davvero “molto forte, a
livello nazionale, con ovvie ripercussione sul territorio”. Tuttavia, a suo
parere, il responso delle urne, a livello locale, non è stato poi così
impietoso: «E’ vero, il nostro candidato alla Camera (Bruno Censore) non è
stato eletto, ma il dato politico non è poi così negativo se consideriamo che
il Pd, nel nostro colleggio uninominale, ha raggiunto il 26%. Il dato migliore,
per i dem, in tutto il Centro Sud». Un dato consolatorio, ma che non cambia di
un millimetro la situazione. A questa considerazione Mirabello aggiunge una
nota di autocritica: «Forse abbiamo sbagliato ad affidarci al traino del
candidato uninominale», che è, come precisato, Bruno Censore, deputato uscente
alla Camera che non è riuscito a riconquistare l’ambìto scranno parlamentare.
Chiediamo allora a Michele Mirabello se la scelta di candidare Censore nel
colleggio vibonese è stata quella giusta. «Sulla giustezza della scelta nessun
dubbio, Censore è un valore aggiunto», precisa il consigliere dem. Rimane il
fatto, però, che qualcosa non ha funzionato e il politico serrese non ha
convinto fino in fondo l’elettorato di sinistra. «Evidentemente- osserva
Mirabello- la nostra proposta era insufficiente. Ciò che adesso ci proponiamo
di fare è una riflessione attenta, l’obiettivo è quello di essere presenti il
più possibile sul territorio, di mettere a punto un modo diverso per parlare
con la gente». In effetti, l’accusa della scarsa presenza sul territorio,
trasversalmente rivolta al Pd, è diffusa su ampia scala. E a livello locale le
cose non cambiano affatto. In tal senso, chiediamo a Mirabello come e quanto il
Pd, anche nella persona del suo rappresentante in Parlamento, sia stato vicino
ai problemi della gente. Il consigliere regionale osserva che «la chiusura delle
sezioni di partito non aiuta di certo a dialogare con la gente, ma forse
nemmeno le sezioni sarebbero bastate», e ne spiega il perché: «Dobbiamo tener
conto- sottolinea- che il nostro è un territorio carico di aspettative, di
emergenze e di necessità. Purtroppo non si riesce a dare risposte immediate. Ad
esempio, l’emergenza sanitaria è una delle più impellenti, e dare risposte alle
attese dei cittadini non è semplice quando mancano i fondi, quando non si
riesce a risolvere concretamente e celermente i problemi a causa di intoppi
collegati principalmente alla scarsità delle risorse economiche». Insomma,
amministrare un territorio disastrato come quello vibonese non è certo una
passeggiata, e le aspettative disattese hanno cantato il requiem a un partito
che non ha saputo trovare risolvere le estese criticità. Ma dopo il “mea
culpa”, l’onorevole democratico punta il dito anche contro quelli che sono, a
suo dire, altri responsabili della debacle. Responsabili, sia chiaro, allignati
all’interno del partito, come serpi in seno. «Le defezioni- argomenta- non
hanno certo suffragato la causa del Pd. Abbiamo degli ex presidenti della
Provincia, pezzi del partito, che hanno remato contro. “Moralizzatori” che
hanno sostenuto altre situazioni e non certo quelle della propria casa
politica. Forse hanno mal digerito la presenza di Censore. Ma rimane il fatto
che a rimetterci è stato il Pd, anche se è doveroso precisare che il loro peso
elettorale è insignificante». Per Mirabello quel che invece va messo in
evidenza è che questi stessi uomini a capo della Provincia «hanno lasciato una
situazione economica dell’ente disastrosa, gli effetti li vediamo ogni giorno,
ad esempio la rete viaria: cose che non fanno che aggravare lo sdegno della
gente nei confronti della classe dirigente, che a volte deve rispondere delle
colpe di altri».
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