lunedì 26 marzo 2018

Riflessione post voto. Intervista al consigliere regionale Pd Michele Mirabello.


I giorni che seguono il voto è il momento della riflessione, specialmente per chi, da quelle consultazioni elettorali, è uscito ammaccato. E la riflessione non riguarda solo i vertici del partito: ad ogni latitudine i dem guardano in faccia la debacle e si interrogano sulle sue cause. Michele Mirabello, consigliere regionale di maggioranza, pdino renziano di stretta osservanza, delinea una sua analisi.
Il giovane avvocato ricadese si trova in questi giorni a Berlino, inviato dalla Regione in veste di rappresentante della Calabria alla Itb, la Fiera internazionale del turismo. Il freddo berlinese chiarisce ulteriormente le idee all’esponente democratico che, raggiunto telefonicamente, ammette che il colpo è stato davvero “molto forte, a livello nazionale, con ovvie ripercussione sul territorio”. Tuttavia, a suo parere, il responso delle urne, a livello locale, non è stato poi così impietoso: «E’ vero, il nostro candidato alla Camera (Bruno Censore) non è stato eletto, ma il dato politico non è poi così negativo se consideriamo che il Pd, nel nostro colleggio uninominale, ha raggiunto il 26%. Il dato migliore, per i dem, in tutto il Centro Sud». Un dato consolatorio, ma che non cambia di un millimetro la situazione. A questa considerazione Mirabello aggiunge una nota di autocritica: «Forse abbiamo sbagliato ad affidarci al traino del candidato uninominale», che è, come precisato, Bruno Censore, deputato uscente alla Camera che non è riuscito a riconquistare l’ambìto scranno parlamentare. Chiediamo allora a Michele Mirabello se la scelta di candidare Censore nel colleggio vibonese è stata quella giusta. «Sulla giustezza della scelta nessun dubbio, Censore è un valore aggiunto», precisa il consigliere dem. Rimane il fatto, però, che qualcosa non ha funzionato e il politico serrese non ha convinto fino in fondo l’elettorato di sinistra. «Evidentemente- osserva Mirabello- la nostra proposta era insufficiente. Ciò che adesso ci proponiamo di fare è una riflessione attenta, l’obiettivo è quello di essere presenti il più possibile sul territorio, di mettere a punto un modo diverso per parlare con la gente». In effetti, l’accusa della scarsa presenza sul territorio, trasversalmente rivolta al Pd, è diffusa su ampia scala. E a livello locale le cose non cambiano affatto. In tal senso, chiediamo a Mirabello come e quanto il Pd, anche nella persona del suo rappresentante in Parlamento, sia stato vicino ai problemi della gente. Il consigliere regionale osserva che «la chiusura delle sezioni di partito non aiuta di certo a dialogare con la gente, ma forse nemmeno le sezioni sarebbero bastate», e ne spiega il perché: «Dobbiamo tener conto- sottolinea- che il nostro è un territorio carico di aspettative, di emergenze e di necessità. Purtroppo non si riesce a dare risposte immediate. Ad esempio, l’emergenza sanitaria è una delle più impellenti, e dare risposte alle attese dei cittadini non è semplice quando mancano i fondi, quando non si riesce a risolvere concretamente e celermente i problemi a causa di intoppi collegati principalmente alla scarsità delle risorse economiche». Insomma, amministrare un territorio disastrato come quello vibonese non è certo una passeggiata, e le aspettative disattese hanno cantato il requiem a un partito che non ha saputo trovare risolvere le estese criticità. Ma dopo il “mea culpa”, l’onorevole democratico punta il dito anche contro quelli che sono, a suo dire, altri responsabili della debacle. Responsabili, sia chiaro, allignati all’interno del partito, come serpi in seno. «Le defezioni- argomenta- non hanno certo suffragato la causa del Pd. Abbiamo degli ex presidenti della Provincia, pezzi del partito, che hanno remato contro. “Moralizzatori” che hanno sostenuto altre situazioni e non certo quelle della propria casa politica. Forse hanno mal digerito la presenza di Censore. Ma rimane il fatto che a rimetterci è stato il Pd, anche se è doveroso precisare che il loro peso elettorale è insignificante». Per Mirabello quel che invece va messo in evidenza è che questi stessi uomini a capo della Provincia «hanno lasciato una situazione economica dell’ente disastrosa, gli effetti li vediamo ogni giorno, ad esempio la rete viaria: cose che non fanno che aggravare lo sdegno della gente nei confronti della classe dirigente, che a volte deve rispondere delle colpe di altri».

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