Acquaro. Come se ad inquinare il
Mesima non bastassero i reflui fognari di interi paesi del vibonese e del
reggino, due fratelli imprenditori del ramo oleario contribuivano a contaminare
il lungo fiume gettandovi dentro gli scarti di lavorazione del loro frantoio.
Ad accorgersi del reato ambientale i Carabinieri del Nucleo Elicotteri di Vibo
Valentia durante un sorvolo tattico. Per i due fratelli è scattata una denuncia
per scarichi di acque reflue industriali, senza autorizzazione, contestualmente
scattava il sequestro preventivo della loro azienda nonchè delle sanzioni
amministrative in materia igienico-sanitaria.
I controlli dei
Carabinieri stanno finalmente portando alla luce tutta una serie di illeciti
che concorrono ad avvelenare l’ambiente, rovinando anche la qualità del mare,
laddove l’inquinamento raggiunge la distesa azzurra attraverso i fiumi e le
fiumane, come nel caso in specie. Il Quotidiano già due anni fa aveva
denunciato la deprecabile pratica, da parte di alcuni imprenditori del ramo
oleario, di disfarsi dei liquami derivanti dalla lavorazione dell’olio nei
fiumi. Esattamente nel febbraio del 2016, questo giornale scoprì un ruscello
untuoso e maleodorante che, verosimilmente dal fosso Tuccina, raggiungeva il
mare. Qualcuno si era disfatto dei propri scarti consegnandoli al Tuccina che a
sua volta li trasportava in mare. Pratica vietata e punita dalla legge ma che
non impedisce agli irriducibili dei reati ambientali di continuare a mantenere
una condotta censurabile.
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