Nicotera.
Novità
in tema di beni sequestrati alla criminalità organizzata. Ed è una novità
importante che arriva dal Decreto Sicurezza di recente attuazione. In pratica,
la normativa prevede che quegli immobili confiscati per cui “non sia possibile
effettuare la destinazione o il trasferimento per finalità di pubblico
interesse”, possono essere acquistati dai privati. Una disposizione che ha
allarmato le associazioni che operano nel contrasto alla mafia (Acli, Arci,
Avviso Pubblico, Centro Studi "Pio La Torre", Legambiente, Libera,
Cgil, Uil hanno sottoscritto un documento comune contro tale norma). La
preoccupazione condivisa è che tali beni, tramite il lavoro di mediazione dei
“colletti bianchi” o dei cosiddetti “prestanome”, possano ritornare in mano ai
mafiosi.
La tematica riguarda
anche il comune medmeo per il quale l’elenco dei beni confiscati alla mafia si
allunga sempre di più. Beni finiti sotto confisca dopo le indagini degli inquirenti
e le relative disposizioni dei giudici. Per la verità, la possibilità che un
bene confiscato potesse essere acquistato da un privato era già prevista nella
legge in materia n.109/96, ma esclusivamente come “extrema ratio”, dopo, cioè,
il fallimento di tutte le possibilità di poter affidare un bene ad un’associazione,
un comitato o un civico sodalizio per un’utilizzazione per fini sociali e di
promozione della legalità. Ma era, appunto, un’extrema ratio.
A Nicotera, il simbolo
dei beni confiscati alla mafia è il cosiddetto “elefante rosso”. Immobile dalla
storia ormai ventennale e costellata da alterne vicende, ma sempre di segno
negativo. L’elefante rosso non è mai decollato, non è mai diventato scuola di
musica e cinematografia, né un commissariato di polizia, tanto meno la sede
della Guardia di Finanza. La spoliazione di quanto contenuto al suo interno non
è mai finita. Oltre al clamoroso e anomalo furto del 2015 che lo ha ripulito di
ciò che custodiva (almeno 200 euro di strumenti musicali), la scorsa estate i
commissari prefettizi alla guida del Comune hanno ordinato che il mobilio
presente al suo interno fosse prelevato per arredare la nuova sede della
Polizia municipale a Nicotera Superiore. Adesso sono rimasti due pianoforti,
scampati al saccheggio di tre anni fa, che già qualcuno progetta di allocare
altrove. Ma la lista dei beni confiscati alla mafia nel Comune di Nicotera,
come precisato, si allunga di anno in anno. Oltre a quelli già trasferiti dall’Agenzia
nazionale per l’amministrazione dei beni sequestrati e confiscati alla
criminalità organizzata (otto in tutto), quest’anno se ne sono aggiunti altri
sette. Trattasi di immobili siti a Nicotera Marina, a Comerconi e a Nicotera
superiore. Nella frazione marittima vi sono dei terreni in località “Siraghi”:
il loro valore di mercato è di duecento mila euro. Nella medesima località vi è
anche un fabbricato, anch’esso incamerato nel patrimonio del Comune. Vi sono
inoltre tre terreni agricoli siti in via Tondo, di un’estensione pari a più di
seimila metri quadrati di ampiezza. Nella lista anche due terreni agricoli, in
località “Sant’Irene” nella frazione Comerconi, che misurano più di 1600 mq.
Infine, un terreno agricolo, in località “Sopra La Torre”, di 440 mq.
Come gli altri già
esistenti, anche questi beni potrebbero restare lettera morta e non fruttare
nulla alla comunità, in termini sociali, legalitari e simbolici. Ma
probabilmente la cosa più sconfortante sarebbe se tornassero nelle mani dei
mafiosi, tramite i loro numerosi intermediari. Sarebbe una sonora sconfitta
dello Stato.
(nella foto: l'immobile confiscato alla mafia denominato "elefante rosso")
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