Nicotera.
Si
è svolta sabato sera la presentazione del libro “Nicotera dagli albori al XX
secolo”, recente opera dello storico Pasquale Barbalace. Una pubblicazione che
sta mietendo grandi successi: il libro, disponibile in edicola e in libreria,
sta andando a ruba, tanto che l’editore rifornisce continuamente i punti
vendita. Il perché di un grande successo è spiegato nelle pagine di questa
portentosa opera che non è solo un libro di storia e non è solo un libro sulla
cittadina costiera. Ma è molto di più. Le sue pagine sono avvincenti; la
storia, rigorosamente documentata con la meticolosità dell’archivista, è
raccontata con piglio da romanziere. La scrittura
sapiente rende irresistibile quella narrazione che ti cattura dall’inizio alla
fine: Barbalace conduce i lettori per mano in un viaggio nella storia
trasportandoli dentro i secoli, cominciando dagli esordi, indicando quelle
prime vestigia che hanno resistito nell’inesorabilità del tempo, fino ai giorni
nostri. La lucidità dello storico si intreccia sovente con il lirismo del
narratore, in specie quando l’autore ricorda gli orrori della guerra o il
dramma dell’immigrazione che egli visse in prima persona. Per questi motivi,
l’opera non è solo un libro su Nicotera. Anzi, racconta il prorompere della
storia, con tutti i suoi tentacolari effetti, nella vita di un territorio e dei
segni indelebili che essa ha lasciato. L’evento di sabato sera ha visto
un’affollatissima sala Giovanni XXIII. Al tavolo dei relatori Giovanni Bianco,
console del Touring Club Italia (ente che ha organizzato la manifestazione in
collaborazione con le Associazioni culturali “Nicotera Nostra” e “Proposte”);
Gilberto Floriani, direttore del Sistema bibliotecario vibonese che ha
patrocinato l’evento; Domenico Romano Carratelli, presidente dell’Associazione
regionale dei Bibliofili calabresi “G. Barrio”; il parroco della Concattedrale
di Nicotera, don Francesco Vardè, e, ovviamente, l’autore del libro.
Giovanni Bianco ha
esordito con una citazione dotta: “Il futuro è alle nostre spalle”, proprio per
rimarcare l’importanza della conoscenza della storia per poter interpretare
meglio il presente. «Il futuro- ha aggiunto- è il condensato di questo libro»,
auspicando, inoltre, che tale «meticolosa trattazione dovrebbe essere adottata
dalle scuole», a beneficio «del senso di
appartenenza» e dell’agognato «risveglio del genius loci». Don Francesco Vardè
ha espresso rammarico per il fatto che «un così grande patrimonio archeologico
non sia mai stato degnamente valorizzato per la rinascita per territorio».
Romano Carratelli nel prendere la parola ha voluto innanzitutto ripercorrere le
tappe di un’amicizia lunga una vita, quella che lo lega al professore
Barbalace: una nota biografica ricca di affetto e ricordi lontani di una stessa
militanza politica. In conclusione, l’applauditissimo intervento dell’autore
che ha ripercorso le tappe salienti della sua narrazione, soffermandosi
sull’eterna questione dell’esatta localizzazione di Medma, se debba ritenersi
nei pressi di Rosarno o a Nicotera. Giungendo fino ai giorni nostri, «il
momento in cui il presente raccoglie l’eredità del passato».
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