Nicotera.
Il Capo della Polizia Franco Gabrielli è atterrato nel campo sportivo di
Nicotera all’incirca verso le 21 di venerdì. Da qui, blindato da una
circospetta scorta, è giunto in piazza Castello, dove, ad attenderlo, c’era già
un parterre de rois di tutto rispetto. In prima fila il procuratore Gratteri e
l’ex onorevole Angela Napoli, ma anche le varie rappresentanze istituzionali
del territorio. Ad organizzare l’incontro Antonio Miceli, funzionario Ue di
origini nicoteresi, dotato del raro privilegio di dare del “tu” al Capo della
Polizia, in virtù di un’amicizia ventennale, come dichiarato dallo stesso
Gabrielli (nel prendere la parola nel corso della conferenza). Ad intervistarlo
i giornalisti Alberto Romagnoli, corrispondente Rai da Bruxelles, e Carlo Macrì
del Corriere della Sera. Il tema della discussione è inevitabilmente caduto
sulla ndrangheta, grande piaga della Calabria. In pole position la questione
degli scioglimenti dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose: «Il
problema molto spesso- ha detto il Capo della Polizia- non sono gli eletti, ma
la macchina amministrativa. Possiamo cambiare all’infinito i soggetti che rappresentano
la parte politica dell’amministrazione, ma se non si incide sulla macchina amministrativa
non credo che le cose possano cambiare veramente». Gabrielli ha poi parlato della
necessità, da parte dello Stato, di aiutare i cittadini onesti a vivere in una
regione difficile come la Calabria, aggredita dal malaffare. In tal senso,
prendendo a prestito le parole di un imprenditore, ha detto che «è difficile
stare in calabria ma non impossibile», però, ha precisato, «non possiamo solo
confidare nelle capacità della brava gente di essere e di mantenersi brava gente, dobbiamo creare anche le condizioni
perché ciò avvenga. Ci deve essere un’azione repressiva dell’autorità giudiziaria, con il concorso delle
forze di Polizia, ma ci deve essere anche un’azione chirurgica nell’ambito
delle macchine amministrative: se ci sono dei gangli che si ritengono più
esposti a infiltrazioni o condizionamenti mafiosi, lì è necessario
intervenire», ha rimarcato. Ampio spazio è stato dedicato al tema della
responsabilità: «Il fatto, in Italia, di ricercare “dopo” le responsabilità è
quasi uno sport nazionale». Da qui si è soffermato sulla famigerata circolare
Gabrielli, meglio conosciuta come la circolare che “vieta le sagre”. «Quella circolare- ha argomentato il Capo
della Polizia- ha avuto la colpa di porre il tema della responsabilità: il
secondo comma, articolo 40, del Codice Penale dice che chi ha l’obbligo
giuridico di impedire un evento e non lo impedisce equivale a cagionarlo». L’intervento
è dunque approdato sul tema dell’accertamento della responsabilità che di norma
avviene sempre dopo un fatto tragico, invece è sulla prevenzione di eventi
spiacevoli che bisognerebbe puntare l’attenzione: «E questa è la cosa che dobbiamo modificare
nel comportamento di ciascuno di noi, che investe primariamente chi ha compiti di
responsabilità».
Prevenzione e responsabilità,
dunque, liet-motiv del dibattito; eppure, alle domande del Quotidiano, se un
territorio come Nicotera, devastato da mafia e una sfilza di omicidi, avrà il
tanto agognato commissariato di Polizia la risposta è stata un no senza
appello, per questione di numeri. “In un paese sprovvisto di ogni tutela in che
modo i cittadini possono recuperare la fiducia nello Stato?”. Il Capo della
Polizia ha risposto che esistono i crimini ma esiste anche l’azione di Polizia;
quindi, dal punto di vista della risposta repressiva, lo Stato c’è. “Si, ma lo
Stato arriva sempre dopo, lo ha detto lei”, parlando di quel famigerato sport
nazionale che è la ricerca postuma delle responsabilità. Sempre dopo, a
tragedia consumata. A livello preventivo, ha aggiunto, «è necessario
il concorso da parte delle comunità, che non devono sempre aspettare che
qualcun altro faccia qualcosa». Solo che questo indefinito “qualcuno” è lo
Stato, che non deve essere solo un’astrazione concettuale, ma fattiva presenza
sul territorio, affinchè sblocchi i calabresi da un’atavica diffidenza.
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