sabato 9 marzo 2019

Dieta Mediterranea: per Nicotera un marchio privo di consistenza scientifica e culturale.


Nicotera. «Non c'erano alloggi per il team a Nicotera, ma non lontano, a Gioia Tauro, c'era un nuovo Jolly Hotel adeguato come residenza. I dottori e i funzionari a Nicotera erano deliziati di avere un gruppo di lavoro internazionale nel loro villaggio. Fecero di tutto per aiutarci… Volli cercare informazioni sulla mortalità, e mi fu dato accesso alle certificazioni ufficiali di morte. Controllando i certificati dei due anni precedenti, non riuscivo a capire sei registrazioni di uomini la cui morte era attribuita a “gelosia”. Chiesi al medico del luogo di spiegarmelo. Egli pensò un poco e rispose che poteva essere chiamata intossicazione da piombo. Rapidamente afferrai; le pallottole erano fatte di piombo». Quello che qui abbiamo proposto è uno stralcio del “The Seven Countries Study”, portentosa opera medica diretta dallo scienziato Ancel Keys, basata su uno studio che egli condusse sin dal 1956 nell’area mediterranea, grazie a una sovvenzione annuale di 200.000 dollari fornitagli dal servizio sanitario pubblico americano.
A Nicotera, insomma, era più probabile morire per “avvelamento di piombo” (come aveva definito, con un certo imbarazzo, il medico locale la morte per arma da fuoco) piuttosto, come emerse dagli studi, che di malattie cardiovascolari o metaboliche.
Lo studio, pubblicato per la prima volta nel 1978, dimostra come lo stile di vita e lo stile alimentare di diversi luoghi del Mediterraneo siano in grado di prevenire l’attacco cardiaco e l’ictus, proprio perché gli alimenti consumati da tali popolazioni erano privi di grassi, essendo basati su legumi e cereali. Uno stretto collaboratore del dottor Keys, Flaminio Fidanza, suggerì di iniziare le ricerche a Nicotera, paesino della Calabria, affacciato sul tirreno: il suggerimento era arrivato da un suo amico nicoterese, Alfonso Del Vecchio (nativo proprio della cittadina costiera). Iniziava così un grande studio ancora oggi all’attenzione della comunità scientifica internazionale. Quel grande “patrimonio immateriale dell’umanità” sarebbe stato ufficialmente riconosciuto dall’Unesco nel 2010.
Fu il professore Pasquale Barbalace, storico e studioso nicoterese, a parlare per primo, nelle sue numerose pubblicazioni, degli studi condotti da Ancel Keys a Nicotera. A lui si deve la divulgazione della memoria di quelle giornate storiche per la cittadina medmea, con foto e video inediti, con la cronaca fedele di quelle indagini scientifiche effettuate sui nicoteresi. Giorni memorabili. Ma cosa è rimasto, adesso, di quella grande occasione di rilancio del territorio? Hanno saputo i nicoteresi sfruttare questa grande opportunità? La politica l’ha valorizzata per quel che merita, a vantaggio dell’intera Calabria? La risposta è drammaticamente no. Dopo le interessanti pubblicazioni del professore Barbalace, che ha riportato alla luce un patrimonio sommerso, ora non è rimasto nulla, se non degli specchietti per le allodole, se con tale metafora vogliamo indicare i finanziamenti pubblici da intercettare, usando un marchio assolutamente inconsistente. Uno tra i primi a fondare un’associazione in città (“Associazione della Dieta Mediterranea Seven Countries Study”) sulla promozione della dieta mediterranea fu l’ex sindaco Salvatore Reggio che amministrò il Comune costiero dal 2008 al 2010, anno in cui il consiglio comunale fu sciolto per infiltrazioni mafiose. Il sodalizio non diede nuovo imput alla valorizzazione della risorsa alimentare, benchè i propositi fossero ottimi (promuoveva “la conoscenza, lo studio e la ricerca sui benefici per la salute della Dieta Mediterranea e su tutte le sue possibili applicazioni sul piano dell’alimentazione, del turismo, della produzione alimentare, della medicina e di qualsiasi altro settore”). Dopo quel nulla di fatto, il testimone passò ad Antonio Montuoro, consuocero di Reggio. Quella grande risorsa divenne, dunque, una “dinasty”, spesso gestita a livello familiare, sotto l’occio attento del Pd cittadino. La sua era, ed è, un’Accademia internazionale della Dieta mediterranea, a cui è collegato un marchio depositato che, però, e questa è la sorpresa, non ha un disciplinare, né delle direttive. Non è sorretto da un retroterra di studi rigorosi prodotti da agronomi, nutrizionisti e dietisti sul territorio nicoterese; un background, cioè, scientifico-culturale atto a promuovere seriamente l’importante risorsa per lo sviluppo del territorio. La mancanza di un disciplinare di stampo scientifico è un grande gap in quanto non vi sono delle precise direttive da adottare per chiunque voglia fregiarsi di quel marchio, perché quel marchio è una medaglia di cartone. Non serve a nulla, dunque, se non a captare dei fondi (quelli si) sia regionali che europei, soprattutto adesso che la Regione Calabria ha approvato la legge sulla valorizzazione della Dieta Mediterranea(anno 2017). Allo stato attuale, chi si affilia al quel marchio non può avvalersi di alcun supporto scientifico riconosciuto con la tradizione agroalimentare nicoterese. Stanti così le cose, si rischia, dunque, non solo di non dare benefici al territorio, ma di cagionarne un danno perché, appropriandosi di un’etichetta che fagocita ogni altra iniziativa, crea un immobilismo economico e culturale. Finora il territorio ha dovuto accontentarsi di interminabili convegni. E niente più. 
(nella foto: Ancel Kays e il suo staff a Nicotera nel 1957). 

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