mercoledì 6 marzo 2019

Il Procuratore Marisa Manzini presenta il suo libro agli studenti del Liceo Classico di Nicotera.


Nicotera. Si è svolta ieri mattina, all’interno della biblioteca del Liceo Classico “Bruno Vinci”, la presentazione, promossa dall’Associazione “Libera”, del libro di Marisa Manzini, Procuratore aggiunto presso il Tribunale di Cosenza, “Fai silenzio ca parrasti assai: il potere delle parole contro la ‘ndrangheta”. Un titolo tratto dalle parole rivoltale in tribunale dal boss Pantaleone Mancuso. L’autrice ha presentato la sua pubblicazione davanti a una platea gremitissima di studenti. Seduti al tavolo dei relatori, insieme al Procuratore Manzini, il  dirigente scolastico, Marisa Piro; il Prefetto di Vibo Valentia, Giuseppe Gualtieri; don Marcello Cozzi, ex Presidente Nazionale dell’Associazione Libera; Giuseppe Borrello, referente provinciale dell’Associazione Libera. Presenti in sala i genitori di Stefano Piperno, il ragazzo ucciso dalla criminalità lo scorso giugno.
La manifestazione è iniziata con un breve discorso introduttivo della dirigente Piro, che ha voluto sottolineare «l’utilità e l’importanza dell’incontro del procuratore Manzini con i giovani, in quanto esempio di coraggio»; un incontro educativo che sta alla base «della costruzione di una società migliore». Il prefetto Gualtieri ha osservato come la criminalità abbia avuto “vita facile” grazie «alla crisi della giustizia civile». Ma ha anche auspicato un cambiamento di mentalità da parte dei cittadini, il rispetto delle regole, nonché la messa all’indice di ogni comportamento mafioso ed arrogante. Gualtieri ha inoltre voluto stigmatizzare l’errata convinzione, che sta alla base della forza della ndrangheta, che essa possa dare lavoro e risollevare il destino economico della gente. «E’ questa la più grande leva sociale per ottenere consensi», ha precisato il prefetto, il quale, nel contempo, ha puntato il dito contro la politica che, ha concluso il rappresentante governativo, «non ha l’autorità e la forza per creare lavoro e dare sicurezza alla gente, rendendo talvolta vana la lotta alla mafia». La parola è poi passata a Marcello Gozzi il quale si è soffermato sul  tema del “silenzio”, in tutte le sue forme. Ha parlato di quelle donne indotte al silenzio per sempre, come Tita Buccafusca, Maria Concetta Cacciola, Annunziata Pesce. Il «silenzio della Chiesa, della politica; quello indotto dalla paura e dalla rassegnazione, creato da una risposta dello Stato che arriva troppo lentamente».
Infine, ha parlato il Procuratore Manzini. Ma la sua non è stata una dissertazione sulla mafia ma un dialogo con i ragazzi che hanno ascoltato le sue parole con grande interesse, ponendole anche delle domande.
«In questo libro- ha esordito la Manzini- ho voluto lanciare un messaggio di speranza che non poteva non essere rivolto ai ragazzi, perchè io sono convinta delle forza delle parole, che vanno usate in modo corretto e meditate, e che consentiranno di fare la guerra alla ndrangheta, perché- ha precisato- in un territorio dove essa impone la legge del silenzio le parole sono utili per denunciare i fatti». Spezzando il silenzio, dunque, «inizia una guerra contro un’organizzazione mafiosa che per troppi anni ha posto questo territorio in una situazione di assoluta incapacità di reazione». «Questo libro- ha precisato Marisa Manzini- non è un classico libro sulla ndrangheta: quello che io volevo raccontare era la storia degli uomini e delle donne che hanno avuto il coraggio di denunciare, e quindi di mettersi contro la mafia». La conoscenza di queste storie è importante per una pedagogia antimafia. Un libro, quindi, che «non poteva non essere rivolto ai giovani- ha aggiunto- perchè conoscere le storie delle persone che hanno avuto il coraggio di combattere la criminalità organizzata vuol dire anche individuare che cos’è la ndrangheta, che è la cosa peggiore del nostro territorio, e significa attrezzarsi per poter fare in modo di combatterla». I proventi del libro andranno a un’associazione il cui acronimo è Fervicredo, “Feriti e vittime della criminalità e del dovere”; «un’associazione- ha spiegato l’autrice- che si propone di dare una mano a chi ha subito violenza dalla criminalità». In chiusura un invito ai giovani a non abbandonare la Calabria, a valorizzarla per renderla un posto migliore, di mettere le intelligenze al servizio di questa terra.

Nessun commento:

Posta un commento