Nicotera.
Oltre 45 sale espositive,
suddivise in sei sezioni: marmi; argenti; paramenti sacri; mobili; statue;
manoscritti. Tale è l’immenso patrimonio
culturale custodito nel museo diocesano d’Arte Sacra di Nicotera, uno dei più
ricchi di reperti dell’intera regione. Esso ha, inoltre, un’area etnografica;
una biblioteca che comprende almeno 12 mila volumi dal 1500 in poi; un’area
dedicata alla numismatica che espone 1400 monete, dal VI secolo a. C.; la
preziosissima pinacoteca, che conserva 135 tra quadri e disegni, tra i più noti
autori di arte religiosa: Caivano, Ricciolino, Rubino, Girolamo Imparato,
Domenico Russo; l’archivio storico vescovile, che annovera matrimoni, nascite e
morti del territorio nicoterese, a partire dal 1500. Insomma, un portentoso
patrimonio artistico e culturale, dal valore inestimabile. Il museo d’arte
sacra è un patrimonio della Chiesa e dell’intera collettività che ha assoluta
necessità di essere inserito nel circuito di quel turismo culturale. E’
necessario, soprattutto, che venga smantellato quell’arcaico modello di museo,
secondo il quale esso altro non è che una mera esposizione di reperti. In
teoria, ma soprattutto in pratica, dovrebbe attenersi allo statuto
dell’International Council of Museums, secondo il quale esso è «un'istituzione
al servizio della società e del suo sviluppo. È aperto al pubblico e compie
ricerche che riguardano le testimonianze materiali e immateriali dell'umanità e
del suo ambiente; le acquisisce, le conserva, le comunica e, soprattutto, le
espone a fini di studio, educazione e diletto». Dovrebbe avere, dunque, un
carattere dinamico, attivo, volto ad indottrinare i cittadini
sulle origini del loro territorio, a raccontare la storia della loro città, a
promuovere eventi culturali.Il fatto che la struttura attragga dei turisti è un
inequivocabile valore aggiunto per la città, ma esso ha, principalmente, un
valore pedagogico, a completo beneficio di una società che deve di
riappropriarsi del proprio senso di identità
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